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Clubhouse App: Vieni nella… Dark Room

6 Febbraio 2021 - Cultura e vita digitale
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[Reading Time: 11 minutes]

Clubhouse app: in 5000 a sentire le voci

 

Posto che per “sentire le voci” consiglio sempre la mescalina, il peyote o i funghetti e se vi piacciono le stanze buie esistono delle splendide Dark Room dove è meglio camminare prevalentemente spalle al muro, quello che mi sento te lo dico così come viene:

A me… di Clubhouse App non me ne frega un cazzo.

 

Ho un brutto vizio: Quando vuoi farmi ingoiare una cosa per forza, mi viene voglia di sputartela in faccia!

 

Come funziona?

 

Funziona che tu che hai l’iPhone (arriverà anche per Android solo che non si sa quando), te la scarichi, fai un account dove autorizzi la piattaforma a un atto catartico di sodomia con genuflessione, ti fai una botta di “Fichissimo posso parlare direttamente con Lady Gaga!” e cominci a farti invitare (già si vendono gli inviti al mercato nero a 30 dollars).

Oppure puoi aprire sgabuzzini virtuali dove inviti gli amichetti del quartierino e parte una sorta di LIVE PODCAST collettivo dove la gente parla ma non si vede. Niente immagini, niente cam, niente messaggi. Ci si ascolta o si sceglie di parlare.

In sintesi Clubhouse app è in parte una conferenza virtuale e in parte un podcast interattivo. Gli utenti creano stanze in cui possono comunicare con altre persone contemporaneamente e in tempo reale tramite audio.

 

Si parla in braille.

 

Gli host delle room (moderatori PE FINTA) possono decidere chi è “speaker”, mentre le altre persone possono seguire e ascoltare un discorso (alcune sale attirano migliaia di visitatori) e gli altri nella stanza possono segnalare che vogliono parlare alzando la “manina virtuale”.

Il tutto nella riservatezza della stanzetta dei cazzetti nostri, deumanizzati, occultati, sicuri che nessuno ci possa vedere mentre parliamo dei massimi sistemi con la tuta in acetato rotta nel culo, il trucco colato, le patacche del fritto sulla maglietta il moccio che cola dal naso e la barba del mese scorso.

 

Perfetto per questa era COVID 19.

 

Isolati, autoreclusi, agili nel poco lavoro rimasto ma inchiodati come plinti di cemento ai nostri tavolinetti smart, lontani, brutalizzati, impauriti, confusi, rincoglioniti, annoiati, stufi e in casi piuttosto ricorrenti anche più poveri ma adesso possiamo finalmente parlare con Marlon Brando.

Poi dobbiamo farne settordicimila post su Facebook e mandare un miliardo di messaggi agli sfigati che hanno Android dicendo di averlo fatto.

  • A. “Ma Marlon Brando è morto!”
  • B. “Embè ma cchettefreKA ma almeno è famoso!”
  • A. “Ma è mortoooo!”
  • B. “E allora con chi ho parlato ieri?”

 

 

Clubhouse App: Vieni nella... Dark Room

 

 

 

 

Un pò di fattarelli su questa “famosa” Clubhouse app

 

E andiamo a ravanare nel torbido dove le cose hanno la stessa consistenza della m*rda e più li smuovi e più puzzano:

 

Prendi i soliti milionari ex- Google, ex-Facebook, ex-Pinterest, ex-quellochettepare, mettili insieme, dagli un bello studio sul disagio umano made in “ANNO 2020”, mischiali con il solito principio di Scarsità e rendi tutto elitario, condisci con una bella dose di Riprova Sociale e FOMO quanto basta, guarnisci con tre o quattro bias cognitivi potenti, fagli conoscere Andreessen Horowitz.

Impasta bene tutto con 40 VIP’S “un pò” pop americani, tra i quali pare che ci sia stato anche Gary Vee aka Gary Vaynerchuk , MC Hammer e lo stesso Marc Andreessen (miliardario co-founder di Netscape) di Andreessen Horowitz che fanno endorsement a cannone.

Trovati 5000 early adopter che si iscrivono tramite un Google form che arriva via mail o ADS, prendi 1000 uffici stampa che a gettone ti fanno uscire tutto quello che tte pare e “ET VOILÀ!” la frittata è fatta”, pronta e servita per l’hype più rapido e pervasivo del momento:

660.000 utenti registrati in poche settimane.

 

Come spesso capita, chi sviluppa una roba del genere non è il finanziatore. Il finanziatore arriva dopo e ti fa fare il botto… se vuole.

Clubhouse app il 15 Maggio 2020 comincia le danze con un capitale di 10M di dollari, con una valutazione Pre-Money di 90M (?????) e chi glieli dà?

Ci pensa Andreessen Horowitz una venture capital da 2,7 Miliardi di dollari che ha finanziato centinaia di aziende e piattaforme. La stessa che, per dire, moltiplicò di 312 volte l’investimento di 250.000 dollars che fece nel 2012 in Instagram, ricavandone 78M.

Andreessen Horowitz ha anche finanziato nel 2019 Superhuman di Rahul Vohra [tenete bene in mente questo nome!] che tra le sue 4 attività è anche uomo vicino a Linkedin.

 

Sempre Andreessen Horowitz, paga ai fondatori altri 2M extra per comprare quote personali e loro, gliele vendono senza problemi.

Oggi Clubhouse app ne ha raccimolati in totale 110M e sembra che dal 21.01.2021 il suo valore potenziale si stia aggirando intorno a 1B (sarebbe 1 miliardo di dollars) il tutto in 40 giorni, a calci e pugni.

Clubhouse app casualmente viene fondata il 15 Marzo 2020 e sviluppata da Alpha Exploration Co.

Il CEO è Paul DavisonPaul Davison, malato per i podcast, dal 2011 al 2016 era CEO di Highlight, una piattaforma parecchio intrusiva che voleva indurre i suoi users a condividere il proprio intero “rullino” (sarebbero le foto che compaiono nella gallery dello smartphone) e i contatti con tutte le persone raggiungibili, in più era una piattaforma totalmente priva di ogni forma di moderazione.

 

Highlight viene poi venduta a Pinterest [tenete bene in mente anche questo passaggio, vi tornerà utile se andrete avanti a leggere l’ignobile pippone] e tutto lo staff viene a sua volta assunto.

Nel 2016 Mr. Davison entra a lavorare proprio in Pinterest e vi rimarrà fino al 2018.

Nello stesso periodo alla Presidenza di Pinterest c’è Tim Kendall [Occhio!]

 

Tim Kendall però era già stato Director of Monetization di Facebook dal 2006 al 2010 e veniva da J.P Morgan. Mr. Kendall è colui che compare anche in The Social Dilemma

e che dichiara tutti gli impicci e gli artifici con i quali sono stati progettati gli algoritmi di Facebook ammettendo che hanno seguito alla lettera le stesse dinamiche delle Big Company del Tabacco. Tim Kendall conferma queste sue dichiarazioni anche alla CNBC

e alla Subcommittee on Consumer Protection and Commerce of the Committee on Energy and Commerce del governo degli Stati Uniti.

 

Tutto chiaro fino qui? Torniamo a Clubhouse app.

 

Il socio fondatore che affianca Paul Davison è Rohan Seth

Mr. Seth aveva lavorato come ingegnere in Google dal 2006 al 2012 responsabile di moltissime funzioni base di Google Mobile.

Membro principale del team mobile di Google concentrato su prodotti e progetti d’ingegneria per Android, Google Maps e la piattaforma di localizzazione e anche specializzato in machine learning e accesso vocale a email, calendar e altre funzioni.

 

Il 6 Giugno 2020 subentrano altri due nuovi finanziatori: Tim Kendall [RICORDATE?] e Kortschak Investments

Il 24 Gennaio 2021 arriva di nuovo Andreessen Horowitz con altri 100M e piazza un suo uomo Mr. Andrew Chen come “general partner” nel CDA. Andrew Chen è a sua volta finanziatore di diverse piattaforme molto note.

La novità è che in 6 mesi Clubhouse app riceve una valutazione Pre-money di 900M di dollars. OLÈ!

A questo punto risulta come Team Member e ulteriore investitore in Clubhouse app Rahul Vohra [RICORDATE?] uomo molto vicino a Linkedin di cui sopra, in quanto nel 2012 gli vendette una piattaforma di mailing: Rapportive.

 

Sfruttando questa tecnologia e in stretto accordo con la “casa madre” inventarono un prodotto mobile: LinkedIn Intro  che consente di vedere al volo su Linkedin chi siete, dove state, cosa fate e molto altro, perfettamente integrata nel sistema di mailing su iPhone [OCCHIO!]

 

Elon Musk

Ma il 31.01.2021 avviene un fatto moooolto curioso:

Elon Musk twitta che avrebbe aperto una stanza alle 10PM su Clubhouse

 

Clubhouse App: Vieni nella... Dark Room

 

ma dimentica di specificare “APP” così i titoli di una omonima compagnia di Influencer Marketing che riesce a coinvolgere 100 milioni di followers – Clubhouse Media Group – schizzano alle stelle.

Clubhouse Media Group, la notte stessa deve togliere dal Google Store la sua app perché viene sommersa di insulti da parte degli utenti, accusata di NON essere un app di Social Networking.

Il CEO di Clubhouse Media Group è costretto a divulgare la notizia via Twitter al maggior numero di persone possibili, segnalando l’app giusta.

 

Clubhouse App: Vieni nella... Dark Room

 

Tra l’altro l’hype è stato così potente che centinaia di utenti non hanno neanche capito che non avrebbero mai potuto trovare l’app sul Google Store perché era solo per gli iPhone,

Buffo No? Tristemente buffo.

Clubhouse app, immediatamente interpellata per spiegare LO STRANO INCIDENTE ritarda nella risposta ufficiale, nel frattempo la notizia dilaga sui magazine di settore a livello planetario.

 

I soldi ci sono, i “ganci” pure, si tratta solo di fare casino in giro per il mondo.

 

Prima che questa porcheria di sistema (strausato anche dall’ultimo dei startappari) arrivasse in Italì c’è stato un esempio che farebbe godere le menti contorte che per complesso d’inferiorità conclamato, adorano e invidiano tutti coloro che riescono a fingere con successo e tramare nell’ombra senza nessuno scrupolo.

IL CASO TEDESCO: Cosa hanno fatto Philipp Klöckner e Philipp Gloeckler?

Hanno lavorato sulla FOMO!

FOMO sta per “Fear Of Missing Out” e cioè la paura di rimanere indietro, di rimanere tagliati fuori, di essere considerati degli sfigati per il fatto di non conoscere una cosa, una notizia, una novità.

Come si sono mossi questi due irriducibili podcaster? Abbastanza conosciuti a casa loro, all’inizio hanno creato delle liste di attesa alle quali bisognava iscriversi, purtroppo la gente non arrivava e all’apertura della loro prima room hanno avuto solo 12 persone.

A questo punto si sono rivolti a Rocket Internet un provider strategico di marketing digitale e le cose hanno cambiato andazzo.

 

Prima di tutto creano un gruppo Telegram per costruire una community verticale e lo hanno fatto sapere su tutti i loro canali Social abituali.

Un gruppo e non un canale, perché il gruppo poteva innescare eventuali effetti a catena. La gente che seguiva questa coppia di “cervelli”, poteva/doveva invitare altra gente che li seguiva per poi accedere alla room su Clubhouse app che avrebbero aperto successivamente. In pratica hanno lavorato sulla loro audience personale.

 

Il piano è stato ulteriormente potenziato da una funzione aggiuntiva di Clubhouse app: Per utilizzare l’app, devi fornire l’accesso ai contatti del tuo iPhone ( …e qui sono cazzi amari!)

Se uno dei contatti è già nella lista d’attesa di Clubhouse, l’app consente occasionalmente agli utenti di selezionare il contatto dalla lista e concedere l’accesso senza bisogno di usare un invito.

Come si faceva nelle discoteche quando si conosceva il buttafuori.

Con questa catena di Sant’Antonio, oltre che arrivare a diversi web magazine tedeschi, sono riusciti a invitare anche l’ex difensore della nazionale tedesca e vincitore della Coppa del Mondo Mats Hummels.

 

Poi hanno raggiunto Ann-Katrin Schmitz una influencer da circa 120k followers su Instagram e 20.000 su Linkedin, a quel punto l’effetto hype si è moltiplicato ma le adesioni al gruppo Telegram ancora non erano niente di speciale.

Ma stava succedendo un fatto: Gli inviti per Clubhouse si vendevano di contrabbando su Ebay per 250 euro.

A questo punto hanno deciso di creare 16 diversi gruppi regionali, uno per ogni Länder. Contemporaneamente hanno creato e pubblicato un’articolo sul web che doveva posizionarsi per la query *clubhouse invites* (in tedesco) e che in 48 ore si è posizionato nelle ricerche top di Google.

Quando successivamente hanno aperto la room avevano 2000 persone.

Il risultato tedesco è stato che il Sabato notte Clubhouse app era #65 sull’App Store, La Domenica era #3, il Lunedì #2 e il Martedì #1

 

Solo che in Febbraio gli hanno fatto il culetto a tarallo e la Federation of German Consumer Organisations ha intimato a Alpha Exploration Co. di fermarsi e di desistere da quello che stavano agevolando e soprattutto li ha accusati di severe violazioni in termini di privacy.

Quindi IT-TAGLIANI! Vi tocca quantomeno copiare, perché a parte Montemagno con i suoi (si dice) 1800 non so che numeri riuscite a fare, pur sbattendovi come dei tarantati.

 

State a copià? Bravi!

 

Però lo state facendo “pezzottato” e male. State facendo la solita operazione da 4 soldi “Non c’è budget” e in povertà, a danno di tante persone che VI credono.

Se poi vi pagano e vi pagano bene, allora dovete migliorare la forma, le strategie e i contenuti perchè così vi sgamano.

 

Clubhouse app ha un buco nella tutela della privacy che fa spavento.

(e la moderazione è un optional scomodo che non comporta profitti)

 

Capita spesso che quando inventano un unicorno gonfiabile nella Valle del Silicone, se ne fregano altamente del GDPR europeo, della serie “Io sò io e voi nun sète n’cazzo!”.

Ecco, è capitato anche questa volta.

Come la risolvevano all’inizio? Semplice, la risolvevano facendo accettare agli users di dare il pieno CONSENSO VOLONTARIO.

Gli utenti accettano che Clubhouse app possa usare tutti i dati possibili immaginabili per i loro porci comodi. In caso di controversia anche ogni singolo user sarebbe stato corresponsabile dell’uso improprio dei suoi stessi dati aggregati e non.

 

Voglio fare lo scientifico e rinfilare almeno 5 delle criticità principali ma poi c’è una sorpresa! Vediamo se ci riesco:

 

  1. Tutte le conversazioni vengono registrate. La piattaforma dice che lo fanno per LA MODERAZIONE (Finta!) e per poter intervenire in caso di maltrattamento verbale e altre porcherie varie. Si sono registrati casi di donne interrotte brutalmente da uomini prepotenti, che le hanno poi bullizzate, messe a disagio neanche tanto sottilmente e sottoposte a trollate titaniche successivamente. Peccato perché si sono verificati dei casi diversi, anche in room con più di 300 partecipanti, nei quali sono state aperte esplicite conversazioni con chiarissimi e pesantissimi ragionamenti a sfondo raziale antisemita e contro la gente di colore che nessuno ha moderato manco per il ciufolo. 
  2. Non esiste accettazione “specizzata” dei vincoli relativi al tracciamento e all’uso dei dati personali.
  3. In origine il termine “GDPR” non compariva in nessun protocollo relativo alle Privacy Policy e nei Terms of Use
  4. In origine sembrava che Clubhouse app non offrisse nessuna possibilità di bloccare users che risultavano offensivi o denigratori. Sembrava anche che non ci fosse nessuna forma di “penalty” per chi si fosse posto in modo scorretto verso gli altri users. Andando a cercare, devo dire che almeno sulla carta ho trovato, nelle Community Guidelines, diverse opzioni sotto la voce SAFETY, per vostra comodità ho messo il link.
  5. Alpha Exploration Co. ha accesso anche ai dati di tutti quegli utenti che non hanno dato nessun consenso perché li deriva dalle singole rubriche telefoniche di coloro che il consenso lo hanno concesso. Sembra che i dati in possesso di Clubhouse app, restino di proprietà di Alpha Exploration Co. anche dopo che si è cancellato l’account. Tutti i dati raccolti vanno su server americani. Per contro è severamente vietato agli users registrare le conversazioni senza il consenso delle parti coinvolte. Si sospetta anche che Clubhouse app crei profili ombra nella propria rete. Si tratta di profili di persone che compaiono nelle rubriche degli utenti di Clubhouse app ma che non sono registrate a Clubhouse. Finora, non esiste un modo chiaro per opporsi alla creazione da parte di Clubhouse app di questi profili ombra che includono nome, numero di telefono e potenziali contatti.

 

Ma ecco la sorpresa!

Fino al 28 Gennaio, all’interno dei Terms of Use e Privacy Policy, i termini GDPR o General Data Protection Regulation non comparivano mai.

Sorprendentemente ad un controllo fatto nei giorni scorsi, ho avuto modo di verificare che la situazione è cambiata: VIENE CITATA 1 VOLTA! Una volta sola in entrambi le sezioni!

 

“Clubhouse complies with all applicable laws regarding your privacy. Individuals from the European Union (“EU”) may only use our Services after providing your freely given, informed consent for Clubhouse to collect, transfer, store, and share your Personal Data, as that term is defined in the EU’s General Data Protection Regulation. EU residents may grant that consent directly to Clubhouse, or to your teacher or school/district administrator, if your teacher, school or school district offers Clubhouse to you to advance your education.

All capitalized terms that are not defined in this Privacy Policy shall have the meaning given to them in the Terms of Use.

In this Policy, “Personal Information” means any information about an identifiable individual or information that can be used to identify an individual, and includes “Personal Data” as that term is defined under the GDPR.”

In pratica, si certificano da soli!

 

Di cosa dovrei essere contento?

 

Dovrei essere contento che l’ennesimo clistere inventato nella Valle del Silicone da 3 ricchi e intelligenti (questo non si discute) furbastri, mi venga fatto passare come IL NUOVO CHE AVANZA?

Ma avanza a chi?

Dovrei essere contento di trovarmi tutto il News Feed di diversi canali Social “attappato” da un hype ipertrofico e vagamente felliniano, talmente pompato male che mi viene da domandare:

  • “Ma quanto li pagano per fingere in questo modo?”
  • “Spero bene, perché se li pagano in visibilità, posizionamento, Entra nel Gruppo Fatti di Clubhouse o Clubhouse Italia, stiamo impicciati peggio della Cecenia!”

 

Dovrei essere felice di farmi fregare tutti i dati, di farmi registrare le conversazioni che poi vanno in Cina, di non avere un moderatore – della piattaforma – “che modera” e non a chiacchiere? Di essere su una piattaforma che se ne fotte del GDPR anche se non serve a una benemerita mazza? Dovrei essere contento che i miei dati restino a loro disposizione anche se cancello l’account? Di dargli tutta la mia rubrica? Di farli accedere al mio account Twitter, per non si sa quale anomala ragione?

 

Aaaah! Si! Dovrei essere contento che i miei dati NON li vendono! Cazzo che fortuna! Infatti LI CONCEDONO ai partner ed è cosa sostanzialmente diversa, è vero! Glieli danno gratis? WOW! Allora Sì che sono contento!

 

Visto che vi siete ritrovati senza eventi di networking e ora che tutti nella bolla, mi avete rotto i cojoni con Clubhouse app cosa dovrei fare? Dovrei essere entusiasta e contento? Dovrei essere contento e correre a comprare un iPhone, di poter entrare in 5000 dentro uno sgabuzzino al buio, a parlare con Ronaldo, Elon Musk, Pippo, Pluto, Paperino, Byoncè, Batman e magari con il “giornalaro” trendy del momento?

 

CONCLUSIONI:

 

  • Mi serve Clubhouse app? No. Non mi serve.
  • Ne sentivo la mancanza? No.
  • Mi risolve un problema? No.
  • Migliora le condizioni della mia vita? No.
  • Odio i vocali, li odio da per tutto.
  • Non ascolto i podcast perché adoro la radio.

 

La gente, quando parla la voglio vedere in faccia (possibilmente senza mutanda stampata sulla bocca, nei limiti del possibile) e la voglio vedere che si agita e gesticola, voglio vedere come si muove e perché.

E come tutte le cose che non mi servono, “Non le compro”.

Una cosa però deve essere sempre molto chiara:

“Ognuno fa come gli pare” quindi se vi diverte… divertitevi.

 

Ma non venitemi a dire che questo è il futuro. Se il futuro è un esercizio sopraffino di deumanizzazione e prevaricazione, malcelato dietro operazioni di speculazione, lobbying, finta Grid Economy con “stallo alla messicana” e riciclaggio di denaro a “forgia di guisa” di investimenti, sarò sempre il peggior “dito ar culo” che abbiate mai incontrato nella vostra carriera.

RIOT INSIDE!

Baci e abbracci.

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