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Imprinting digitale

21 Maggio 2021 - Cultura e vita digitale

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Da qualche tempo sto cercando di dirigere un mio gruppo Linkedin verso un “gruppo del fare” e non il solito “gruppo vetrina“.

Siamo 2351 membri, di cui il 90% professionisti del settore editoriale (a 360°) riscontro poche interazioni e molte condivisioni di contenuti personali (promozione e/o link in uscita).

Oltre alle regole scritte, cerco di dialogare con chi non le segue, invece di cancellare il post (cancello solo quando il post non presenta nessun dialogo con il gruppo).

Questo mi ha portato a pensare che:

1- Ci sono i “postatori seriali”, persone che pur di ricevere un like o un commento, spammano il loro link ovunque, senza un minimo di interazione (h2h) con il gruppo.

2- Cosa più importante: molti non hanno capito le piattaforme!

Mi concentro sul 2ndo punto!

Quando è uscito il Grande Fratello, molte cose son cambiate in televisione, si è sdoganato il voyeurismo più becero, che ancora oggi ci portiamo dietro.
A livello digitale penso sia successa una cosa simile, ovvero che per molti (anche “professionisti”) tutto sia Facebook.

Non si guarda alle piattaforme come a dei modelli sociali, psicologici e comunicativi differenti, ma si rende tutto piatto, rispetto all’esperienza primaria fatta, o quella più forte (FB) come in una sorta di imprinting digitale.

 

La domanda quindi è:

  • “Bisogna formare le persone (clienti, ma non solo) dando loro un codice (strumenti) in grado di aprire alla comprensione delle varie piattaforme?”
  • Bisogna imporre il superamento del gattino ed il selfie per iniziare a parlare di filosofia delle piattaforme, di comunicazione, di bellezza del mezzo?
  • È semplicemente troppo presto??!! (siamo toddlers digitali)

Io ho la mia risposta (che è si) ma in realtà non penso sia così scontata.

Grazie!

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