0%

Electronic Frontier Foundation – si torna a lottare

28 Settembre 2021 - Cultura e vita digitale

[Reading Time: 7 minutes]

Perché sono entrato nella Electronic Frontier Foundation?

Perché non riesco più a stare zitto e nella Electronic Frontier Foundation spero di trovare il contesto al quale mi sento più vicino

Oggi non voglio “urlare”, non voglio sbraitare. Oggi voglio stare calmo e spiegare una scelta che non so ancora bene dove mi porterà.

 

“Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente”

FALSO!

Purtroppo è un concetto elevatissimo e nobile attribuito a Voltaire ma mai dimostrato, tanto da essere definito un fake.

Ad ogni modo

resta un concetto molto forte e di alta ispirazione che andrebbe sempre tenuto in mente, soprattutto in questi tempi di polarizzazione e manipolazione.

È tangibile, però, che esista una logica che va esattamente nel senso opposto.

 

A una certa, diventiamo tutti dittatori

 

Questo perché dentro di noi facilmente prende posto un recondito bisogno di “ordine”, censura e totalitarismo, proprio laddove “si sta per” o si presume di sprofondare nel caos.

 

Quel caos che abbiamo la certezza di non saper amministrare.

 

Electronic Frontier Foundation   si torna a lottare

 

Eppure è dimostrato che se si pretende di soffocare un estremismo, con un altro estremismo, in realtà il primo si rafforza.

In alcuni casi l’estremismo, apparentemente sopraffatto, diventa “mito” e da quel momento in poi non tramonta più.

Resta a imperituro ricordo.

 

Fate mente locale.

 

Se invece, ci si attiene al principio di “libertà di parola”, l’estremismo può essere studiato, compreso nei meccanismi, assimilato e dove c’è un reato o un rischio concreto per la comunità anche, e giustamente, perseguito.

 

Internet, i Social Network e tutto il web in generale sono il campo adatto a combattere gli estremismi?

Ho paura di No.

 

Tutti gli estremismi sono da combattere? Parliamone.

 

Chi è autorizzato a farlo?
Chi può censurare chi?
E perché “Lui” lo è… autorizzato?

Chi è questo LUI:

Lo Stato?
Un’azienda privata?
Il “Sistema”?

(che non si capisce mai cosa sia visto che siamo tutti parte di un qualsivoglia sistema)

 

Electronic Frontier Foundation   si torna a lottare

 

Naturalmente i casi sono tantissimi, di diversa pericolosità e molto articolati ma se la gente resta libera di esprimersi, i fenomeni divengono maggiormente comprensibili, rintracciabili e intercettabili se e dove ha senso farlo.

 

Personalmente ritengo che non si abbiano le idee troppo chiare anche perché spesso, non ci si pone neanche la domanda.

 

Si fa la nostra vita, convinti che un *Ente Supremo* vada vigilando sulle nostre ignare capocce, garantendo ordine, equità, assistenza, giustizia, coerenza e una parvenza di libertà.

Purtroppo non funziona così.

 

Faccio come mi pare.

 

Un fatto resta tangibile:

Se io ho i mezzi e l’autorità per censurare chiunque, applicherò questo metodo a mia discrezione, secondo i miei dictat, secondo quello che mi conviene o non mi conviene fare e questo è insano.

 

Se sono lo Stato mi devo per forza regolare di più (ma sappiamo che anche in questo caso possono frequentemente verificarsi dei cortocircuiti) ma se sono un privato faccio come mi pare e piace.

“Sono il Re di casa mia”

 

Ho aderito alla Electronic Frontier Foundation per fuggire dalla tristezza del mondo digitale

 

In questo meta-pseudo-pianeta digitale, clamorosamente ogni metodo di controllo e censura, che naturalmente può avere anche molto senso, diventa di riflesso un’arma di coercizione da usare ad hoc e per qualsiasi motivo.

 

Può essere un motivo politico, religioso, economico, di semplice marketing, di antagonismo, di pura convenienza ecc. ecc.

Non può funzionare così.

C’è un grave problema di legittimità.

 

Quando diciamo:

Non lo sopporto!

Non può dire così!

Non si deve permettere!

Ma che cosa ha scritto?

Perché a me, che cosa ho fatto?

di base abbiamo ragione.

Sul web si incrociano contenuti che andrebbero letteralmente spazzati via all’istante, esistono policy che valgono quanto un reticolato di filo spinato, gli algoritmi ammazzano la creatività e la libera espressione, la visibilità e l’interazione che ci hanno “venduto” come la nuova frontiera del progresso.

E noi ci abbiamo creduto.

 

Ora, il punto è che questi cortocircuiti evidenziano sia delle enormi falle nella gestione del mezzo, poi mettono in evidenza la CONVENIENZA nel “mal gestire” e la nebulosità di alcuni eventuali regolamenti sia sotto l’aspetto privato che da parte dell’Amministrazione Pubblica spesso lenta, elefantiaca, impreparata, incompetente, ridondante, burocratica, stantia, prevenuta e in malafede.

Precisiamo:

Anche nell’Amministrazione Pubblica c’è chi fa bene il suo lavoro con competenza, sensibilità, tempestività e coerenza al servizio della comunità ma riesce a sopportare la pressione politica, la pressione delle lobby, la pressione della malavita più o meno organizzata?

Ce la fa?

No, spesso non ce la fa.

 

Il regolamento dettato da un privato, formalmente ha valore e senso pari a zero

 

Anche qui però c’è un dettaglio importante: quando, per esempio, entri in una piattaforma Social, accetti un contratto che prevede delle regole.

La relazione che si instaura tra utente e piattaforme è un contratto tra privati, una sorta di accordo capestro.

Nessuno riflette sul fatto che questi accordi capestro, collidono sostanzialmente con un principio che è sovrano su qualsiasi accordo e cioè:

La libertà di pensiero e di parola.

Sempre tecnicamente e per non andare in confusione, se volessimo davvero esercitare questi sacrosanti diritti, dovremmo non accedere alle piattaforme Social.

 

Nel concreto: accettiamo supinamente e distrattamente il contratto capestro ma poi vogliamo avvalerci di un diritto costituzionale.

 

Chi sbaglia cosa?

 

Se partissimo, facendo uno sforzo, dalla radice dei fatti, intuiremmo che abbiamo un grande problema di tolleranza.

Abbiamo terminato le scorte.
(Posto che le si abbiano mai avute)

 

Dovremmo avere la forza di entrare nel contraddittorio pur garantendo la posizione avversa.

Ne siamo capaci?

Qualcuno lo è.

 

Sulle piattaforme digitali, ogni azione che risulta apparentemente e assolutamente “difensiva”, può anche diventare a suo modo “offensiva”.

Se si va a sviscerare la faccenda, si scopre che alla fine, nessuno è autorizzato a zittire nessuno se quel paese si definisce democratico e tutela la libertà di pensiero e di parola a livello costituzionale.

 

Quando si parla di censura vengono in mente la Cina, la Russia, la Bielorussia, la Corea del Nord, l’Afghanistan dei talebani e tantissimi altri casi plateali.

 

Beh, ascoltate un cretino:

Non è così

ed è un fenomeno generalizzato, globale e planetario al quale partecipano tutte le Big Tech (sia per convenienza individuale che essendo sottoposti a leggi liberticide create ad hoc per agevolare le forme di Capitalismo di Controllo o di Sorveglianza che dir si voglia) e gli Stati, sia quando dicono di farlo per la sicurezza nazionale (in questo caso è ammissibile entro certi limiti), sia per acquisire vantaggi in ordine di politica estera, intelligence, politica economica e chiaramente sempre più spesso a livello internet e digitale a discapito dell’utenza.

 

Si può fare di tutta un erba un fascio e generalizzare?

No! Non si può e non si deve.

Esistono casi specifici in cui il CONTROLLO si rende necessario.

Ma chi è che arbitrariamente traccia il confine tra quello che si può fare, quando si può fare e perché si può fare e quello che non si può e non si deve fare?

 

Chi controlla il controllore?

Un rompicapo molto difficile da risolvere.

 

*Ripeto: la discussione si articola sempre su quei casi in cui non ci sia una palese violazione dei codici civile e penale della nazione in cui si sviluppa l’evento e poi magari discutiamo delle leggi e dei codici di quella ipotetica nazione…

ma questo è un altro film.

 

Electronic Frontier Foundation   si torna a lottare

 

In conclusione mi sento di affermare che la tutela della libertà di espressione, di parola, il diritto alla Privacy VERA, di non dover sottostare alla raccolta indiscriminata di ogni dato prodotto dalle nostre attività online, sono fondamentali per la creazione di un contesto sano, inclusivo, trasparente e progressista (a dire: che vuole progredire).

 

Di conseguenza, non posso fare a meno di percorrere questa strada anche se piuttosto impervia e sdrucciolevole e aderisco alla Electronic Frontier Foundation (EFF) sperando di non dovermene pentire.

 

Electronic Frontier Foundation   si torna a lottare

 

 

Che cos’è la Electronic Frontier Foundation?

 

Un breve approfondimento:

Una storia di protezione della libertà dove legge e tecnologia si scontrano.

L’Electronic Frontier Foundation è stata fondata nel luglio del 1990 in risposta a una minaccia fondamentale alla parola e alla privacy.

Il servizio segreto degli Stati Uniti ha condotto una serie di raid tracciando la distribuzione di un documento copiato illegalmente da un computer BellSouth che descriveva come funzionava il sistema di emergenza 911, denominato documento E911.

I servizi segreti ritenevano che se gli “hacker” avessero saputo utilizzare le linee telefoniche riservate per ricevere chiamate di emergenza, le linee sarebbero state sovraccariche e le persone che si trovavano di fronte a vere emergenze non sarebbero state in grado di passare.

Uno dei presunti destinatari del documento E911 era l’operatore di sistema di un piccolo editore di libri di giochi di Austin, in Texas, chiamato Steve Jackson Games.

I servizi segreti hanno emesso un mandato contro l’innocente Jackson e hanno preso tutte le sue apparecchiature elettroniche e tutte le copie di un libro di giochi che doveva essere distribuito, della stessa Steve Jackson Games.

 

Steve Jackson è andato nel panico mentre vedeva la scadenza per la sua ultima uscita e non aveva ancora ricevuto indietro i suoi computer.

È stato costretto a licenziare quasi la metà del suo staff.

Alla fine, i servizi segreti hanno restituito tutti i computer di Steve Jackson e hanno deciso di non sporgere denuncia contro la società, poiché non sono stati in grado di trovare alcuna copia del documento E911 su nessuno dei computer.

Nel frattempo, l’attività di Steve Jackson era quasi rovinata.

 

E quando lui e i suoi dipendenti hanno avuto l’opportunità di indagare sui computer restituiti, hanno notato che tutta la posta elettronica che era stata memorizzata sul computer della bacheca elettronica dell’azienda, dove gli utenti non dipendenti si erano collegati e si erano scambiati messaggi personali , erano stati consultati ed eliminati individualmente.

 

Steve Jackson era furioso, poiché riteneva che i suoi diritti di editore fossero stati violati e la libertà di parola e i diritti alla privacy dei suoi utenti fossero stati violati.

 

Steve Jackson ha cercato disperatamente di trovare un gruppo per le libertà civili che lo aiutasse, senza successo.

Sfortunatamente, nessuno dei gruppi esistenti ha compreso la tecnologia abbastanza bene da intendere l’importanza dei problemi.

 

In una comunità elettronica chiamata Whole Earth ‘Lectronic Link (ora WELL.com) diversi tecnologi informatici hanno capito esattamente quali fossero le questioni relative alle libertà civili.

 

Mitch Kapor, ex presidente della Lotus Development Corporation, John Perry Barlow, allevatore di bestiame del Wyoming e paroliere dei Grateful Dead e John Gilmore, uno dei primi dipendenti di Sun Microsystems, con l’assistenza di Steve Wozniak, decisero di fare qualcosa al riguardo.

 

Hanno formato un’organizzazione per lavorare sulle questioni relative alle libertà civili sollevate dalle nuove tecnologie.

 

Il giorno in cui hanno presentato ufficialmente la nuova organizzazione, hanno annunciato di rappresentare Steve Jackson Games e molti utenti della della società in una causa intentata contro i servizi segreti degli Stati Uniti.

 

È nata la Electronic Frontier Foundation!

Continuando dal sito EFF:

“Mentre molte delle prime battaglie sul diritto di comunicare liberamente e privatamente derivavano dalla censura del governo, oggi EFF sta combattendo per gli utenti anche su molti altri fronti.

Oggi, alcune potenti aziende stanno tentando di chiudere il discorso online, impedire alle nuove innovazioni di raggiungere i consumatori e facilitare la sorveglianza del governo.

Sfidiamo l’eccessiva portata delle imprese proprio come sfidiamo gli abusi di potere del governo.

Sviluppiamo anche tecnologie che possono aiutare le persone a proteggere la propria privacy e sicurezza online, che i nostri tecnici creano e rilasciano gratuitamente al pubblico affinché chiunque possa utilizzarle.

Inoltre, l’EFF è impegnato in importanti lotte legislative, respingendo i progetti di legge sulla censura digitale camuffati da proposte di proprietà intellettuale, opponendosi ai tentativi di costringere le aziende a spiare gli utenti, sostenendo i progetti di legge di riforma che frenano la sorveglianza del governo e molto altro ancora.

Stiamo lavorando con sostenitori in tutto il mondo per creare un ambiente digitale globale che sostenga sia i diritti umani che i diritti costituzionali e continuiamo ad affrontare casi legali all’avanguardia per ottenere vittorie per i diritti degli utenti.”

 

Ecco, detto questo, per ora non mi pare di dovermene pentire e se dovesse essere ne parleremo.

Comincia un nuovo percorso?

No affatto, continua semplicemente quello iniziato tanti, tanti anni fa.

Vi terrò informati.

(tranquilli m’incazzo la prossima volta)

Tagged as:  /  /  /  /  / 

Play Cover Track Title
Track Authors